Talvolta la nostra mente può rivelarsi un luogo densamente popolato.

Quante volte non abbiamo chiuso occhio pensando a cosa avremmo dovuto fare o a cosa avremmo voluto dire quella volta che ci siamo sentiti tristi, arrabbiati, felici.

Ogni ciclo non concluso, ogni parola trattenuta, ogni emozione repressa, ogni occasione persa, corrispondono ad altrettante conversazioni cerebrali di noi con noi stessi.

Il chiacchiericcio mentale con il tempo può divenire frastuono tremendo, che soffoca i pensieri essenziali: l’io, assopito, rischia di non svegliarsi più, privo della sua capacità di godere del presente e del reale.

Solo dopo aver capito di non essere realmente soli lì dentro ma di aver creato un gioco di specchi che si riflettono l’un l’altro e ci proiettano all’infinito in altrettante infinite realtà mentali, ci chiediamo come sia possibile bloccare la giostrina dei nostri lamenti e riportare al silenzio quelle sale affollate che avvertiamo dentro.

Il circo dei pensieri ricorsivi accoglie ogni artista ma raramente lascia andare qualcuno: se vogliamo abbandonare una volta per tutte quel tendone soffocante, dobbiamo prepararci a concludere magnificamente il nostro spettacolo. Dobbiamo lanciarci dal trapezio senza paura e atterrare con una doppia piroetta lasciando gli spettatori con il fiato sospeso; dobbiamo lasciarli senza più parole e perdere la parola noi stessi, stupiti da ciò che siamo stati in grado di fare, di dire, di vivere.

Di certo non potremo mai cogliere l’occasione persa, esprimere le emozioni trattenute, urlare le parole taciute: il passato non è recuperabile, il tempo scorre, inesorabile e impietoso.

Ma possiamo imparare, nello scorrere del tempo, a far calare il sipario sul nostro piccolo palcoscenico mentale e porre fine alla rappresentazione della nostra esistenza. Possiamo cominciare a vivere davvero ogni attimo, stravolgendo il nostro modo di comprendere il presente e di esprimere il nostro mondo interiore. Possiamo trovare il coraggio di condividere le nostre paure con chi ci sta vicino, per scoprire che in fondo tutti abbiamo il caos dentro.

Infine, potremo portare il caos fuori da noi: come animali selvaggi, sfuggiti alle gabbie, potremo riassaporare la libertà e il silenzio avvolgente delle nostre menti quiete.