
Montaggio
(v. anche Mescolare). Costruzione a posteriori di un’unità di senso (messa in scena,
film), i cui elementi base, singolarmente presi, appaiono non integrati o addirittura del tutto irrelati.
Il montaggio presuppone tuttavia che l’unità di senso (messa in scena, opera video, v.) in vista della
quale si opera l’integrazione degli elementi a disposizione, sia in un certo senso già presente nel
soggetto operante prima dell’operazione di montaggio. Il montaggio cioè è un’operazione a
posteriori che presuppone uno schema a priori. L’immagine interna, per dir così, che sovrintende
aprioristicamente all’operazione di montaggio può inoltre non essere frutto di scelte del tutto
consapevoli, e rivelare il conferimento di senso all’opera montata solo a posteriori, dopo aver cioè
integrato gli elementi che, singolarmente presi, non avevano ancora rivelato tutte le potenzialità di
senso che lo schema a priori non aveva colto coscientemente. Il montaggio dispone, quindi, di uno
schema a priori che, operando anticipatamente un’integrazione di elementi non ancora integrati tra
loro, rivela o può rivelare solo a posteriori un senso non colto consapevolmente (v.
consapevolezza) dallo schema a priori. Tutto ciò comporta che la sostanza percettivo-simbolica del
termine senso, implicato nell’operazione di montaggio, sia di natura molto complicata. (La
complicazione aumenta dovendo considerare l’altro termine che è implicato nel montaggio, cioè
immagine. V. Video, Fare video, anche Schermo. Naturalmente l’immagine ha a che fare anche
con Teatro, v.; v. anche Riguardare). Quando poi, come voleva Artaud, il Teatro tenda a
identificarsi con l’Atto e con il Tempo Presente della Scena, allora il montaggio, nel dispositivo
teatrale, non sarà altro che costruzione (che contemporaneamente anticipa e si adegua a ciò che
accade) di volta in volta diversa di un’esperienza di senso.
Autore

Giuseppe Monterosso
Chi è io.
Maestro di scuola elementare, bellissimo mestiere, pare tra i più belli al mondo, ognuno lo capisce da solo il perché, nato in Sicilia, arrivato a Roma, all’inizio una fatica pazzesca a fare il maestro, anche se lo sai che è un mestiere bellissimo, poi invece, grazie all’incontro con coloro che mi hanno fatto capire che a fare teatro con i bambini puoi perfino provare a fare ancora meglio il maestro, uno ci prova, e un po’ è come se non ti accontentassi mai, perché il teatro con i bambini ti insegna che puoi fare ancora meglio, e così fai il maestro ma stai sempre lì a imparare, e non smetti mai.
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