Cambia tutto

cambia tutto

Cambia tutto

Cambia tutto te lo ripeti ogni volta che qualcosa vorresti andasse in modo diverso.

Ci sono situazioni che partono da una riflessione e arrivano da un’altra parte. Cambia tutto ti dici.

Quando ho iniziato a lavorare a Right to Dream avevo un pensiero fisso che mi portava agli indiani del Nord-America, i nativi americani, quelli delle riserve per capirci.

Poi tutto ad un tratto, nella voglia di ripartire a scrivere un testo che possa essere il mio per davvero, ho capito che per quanto mi piacciano i nativi americani, in realtà non c’entrano un tubo. Tranne per quanto si parla di tubi, tubazioni.

Cioè mille storie di lupi e poi, nient’altro che un sogno da mettere nel cassetto e lasciarlo lì.

In fondo quale spettacolo può interpretare meglio il concetto di Diritto al Sogno se non quello sognato e basta?

Quello realizzato ti verrà da dire, si ma poi… non è più un sogno, no?

E quindi?

In pratica il Diritto al sogno continua se continui a sognare, punto e basta, non ci sono storie, è così!

Per parlare di Diritto al sogno è necessario sognare e fintanto che il sogno stesso non sia un’esperienza reale e concreta dalla quale ottenere dei dati, non c’è nulla da fare se non rimanere nella dimensione onirica.

Qualche anno fa, mi sono trovato a facilitare un gruppo che desiderava, sognava, trasformare in realtà uno spettacolo. Era uno spettacolo sognato. Era uno spettacolo chiaramente presente nella testa dei partecipanti, ma di concreto non aveva ancora nulla.

In quella condizione il diritto al sogno era sicuramente rispettato. Si parla di un diritto che ancora sta tra i sogni e allo stesso tempo quando si può sognare diventa concreto e tangibile. In quella condizione a sogno presente era necessario, sia per il gruppo, sia per il sogno, trovare una strada per rendere concreto lo spettacolo e trasformarlo in un evento che permettesse di uscire dalla dimensione del sogno ed entrare nello spazio della creazione.

C’era bisogno di sognare una situazione reale, c’era bisogno di realizzare un sogno.

Questo è stato possibile facendo un’azione assolutamente semplice in realtà ma che appariva come un rischio esagerato: programmare un evento. Programmare la prima dello spettacolo sognato. 

Riflettere in modo organico sulle necessità che ci sono er lavorare realmente alle scene, creare realmente ciò che ancora va creato, ma mettersi sotto pressione e giungere ad una scadenza nella quale all’esterno del gruppo ci si aspetti di vedere quel sogno diventato realtà. Cambia tutto, riformula.

Nella storia che vi sto raccontando questa riflessione organica portò ad una scelta verso la rapidità e forse sotto certi aspetti verso la fretta, ma ai fini dell’obiettivo ultimo era ciò di cui si aveva bisogno.

Dieci giorni, solo dieci giorni per trasformare un’idea in realtà, comunicarla e realizzarla. Quello spettacolo in particolare aveva il solo obiettivo di dimostrare la capacità del gruppo di andare in scena con un prodotto di qualità e in quei dieci giorni venne egregiamente dimostrato e iniziò un processo creativo per tutta la durata dell’anno successivo.

Right to dream, il vero right to dream, il processo creativo che ha portato a scrivere una tesi e uno spettacolo su questo tema. Ha ribollito per un tempo abbastanza lungo. Nell’ordine di circa tre anni. Per raggiungere una parte dei suoi obiettivi originali, vederne altri di modificati e infine certi che sono stati abbandonati a fronte di nuovi obiettivi e nuove idee. Sono ancora nel cassetto pronte ad essere sviluppate o in fase di sviluppo.

Come tutte le teorie però vive delle stagioni, nelle stagioni tutto cambia e ci sono situazioni nelle quali lo stesso cambiare tutto è ciò che fa vivere la teoria stessa. Cambia tutto, anche la teoria

Il diritto al sogno vive oggi una stagione di riflessione che uscirà con un nuovo modo di comunicarsi che passa dentro e fuori nuove tecnologie, nuove riflessioni, nuovi modi di raccontare un sogno che in quanto tale dimostra l’esistenza del diritto al sogno stesso.

Questo tempo di attesa e di riflessione che un progetto, nell’essere un sogno, vive sempre a fasi intermittenti io lo chiamo standby. Ogni giorno ci sarebbe bisogno di uno standby e chissà, forse tutta questa riflessione porterà proprio alla nascita di una narrativa sul diritto al sogno che è una pausa quotidiana. Un tempo per sognare, un tempo creare, un tempo per rivedere ciò che si è sognato. 

Per anni il Diritto al sogno ha subito mutazioni ed è entrato in un lungo standby che ha creato anche alcune nuove stesure che sono quasi pronte per essere pubblicate e che porteranno con sé una progettualità ancora più vasta.

AUTORE

Michele Battistella

Definirmi professionalmente in modo univoco è stato per me sempre complesso oltre che distante dalla mia idea di professionalità. Nel corso degli anni, della mia esperienza e formazione, cose molto diverse fra loro mi hanno permesso di costruire un core professionale basato sulla visione d’insieme, sull’individuazione delle opportunità, della possibile evoluzione. Questo si verifica sia quando lavoro in maniera individuale o collettiva, in campo sociale o tecnico. Mi piace occuparmi di progettualità nel loro insieme, dalla facilitazione per scoprire gli obiettivi fino alla realizzazione e alla valutazione. Mi piace condividere pezzi di strada in situazioni eterogenee.

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2023-07-26T12:27:53+02:00
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